Cosa distingue i VIAGGI NELLO SHRI da un viaggio ordinario? A volte è l’intenzione: le persone intraprendono il viaggio con l’intento di toccare il proprio Cuore e la propria Anima.

L’obiettivo di un Viaggio nello Shri (o di un ritiro) è crescita interiore. Spesso inizia con delle domande: Chi sono? Qual è il mio scopo nella vita? Cosa ho bisogno di sentire? Cosa può avvicinarmi allo spirito? Di cosa ho bisogno per guarire le mie ferite?

Sia che si parta da soli su un sentiero deserto, sia che si viaggi in compagnia di anime affini, il Viaggio nello Shri è un viaggio esteriore e interiore. E’ come un PELLEGRINAGGIO. I viaggi ordinari portano un cambiamento di scenario; i pellegrinaggi sono destinati a innescare il rinnovamento e la rinascita. I viaggiatori esistono tra i mondi e sono aperti a nuove esperienze in modi che non si verificano quando siamo nella nostra routine familiare. Le vite e i cuori possono cambiare grazie a ciò che incontriamo sulla strada.

So che il mio girovagare ha contribuito a plasmare la mia vita spirituale in modi inaspettati. Nel corso degli anni, mi sono sempre più spesso trovata attratta da luoghi sacri durante i miei viaggi.

Un pellegrino è diverso da altri tipi di viaggiatori. E una volta “in pellegrinaggio”, è importante coltivare uno spirito di auto-riflessione, apertura e attenzione. Senza di esso, il pellegrinaggio diventa solo una vacanza, perché un vero pellegrinaggio è un viaggio interiore tanto quanto un viaggio esteriore. L’atteggiamento di consapevolezza e di accettazione di qualsiasi cosa il giorno porti con sé è molto più essenziale di qualsiasi oggetto fisico che il pellegrino porta con sé. Due viaggiatori possono fare esattamente lo stesso viaggio, e uno avrà un’esperienza che gli cambierà profondamente la vita, mentre l’altro si lamenterà che il cibo è cattivo e le visite turistiche deludenti.

Credo che il mondo moderno abbia un gran bisogno di riscoprire il potere del pellegrinaggio. Troppo spesso le nostre pratiche spirituali sono faccende statiche e immobili. Cercando luoghi selvaggi e solitari, camminando sulle orme dei santi che ci hanno preceduto e mescolandoci con altri viaggiatori che non hanno paura di fare domande difficili, ci connettiamo con qualcosa che è indomito e potente dentro di noi.

Possiamo reimparare l’antica saggezza che riconosce che il semplice atto di camminare può lenire la nostra anima e aprire il nostro cuore. Possiamo entrare in contatto con altri pellegrini lungo la strada, imparando da loro e insegnando a nostra volta, e ricordarci che siamo parte di una storia molto più grande, che va avanti da migliaia di anni.

Soprattutto, possiamo risvegliarci alla sacralità del momento presente, sfuggendo alla routine e alle abitudini che ci tengono prigionieri nella nostra mente.

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